Nozioni di... storia

Fossili di circa 200 milioni di anni testimoniano la presenza nel Caucaso di Ampelidee, un genere vegetale antenato della vite.
All'inizio del Cenozoico, circa 65 milioni di anni fa, appare il genere Vitis.
All'incirca 2,5 Milioni di anni fa, verso la fine del Neogene e l'inizio del Quaternario, ove ci troviamo attualmente noi, troviamo fossili di Vitis vinifera.
Quest'ultima si suddivide in diverse sottospecie, le più importanti dal nostro punto di vista cono la Vitis vinifera sylvestris che cresce spontaneamente soprattutto in zone boschive e la Vitis vinifera sativa che rappresenta quella più coltivata al mondo e ci da i frutti dai quali produrre il vino. 
Dal Neolitico poi, la vite segue di pari passo la storia dell'uomo.
Ritrovamenti di anfore con resti di semi di Vitis Silvestris datati circa 6000 a.C. testimoniamo che in Asia Minore, nel Caucaso tra Armenia e Mesopotamia si producesse già vino. 

I Sumeri si occupavano di viticoltura, ne sono testimoni le iscrizioni dell'epopea di Gilgamesh circa trenta secoli prima di Cristo. 
In Egitto il vino era la bevanda di faraoni, sacerdoti e alti funzionari che già all'inizio del Terzo Millennio a.C. lo consumavano. Gli Assiri raffiguravano sui loro bassorilievi scene di banchetti dove veniva servito vino. Nella cultura ebraica il vino è fondamentale, nel Vecchio Testamento viene attribuita a Noè la realizzazione della prima vigna.

I Fenici portarono poi verso occidente la conoscenza del vino, tra i Greci. Con le colonie greche in Italia meridionale, la Magna Grecia, la cultura del vino approda nella penisola italica e gli scambi commerciali con gli etruschi lo portarono verso settentrione.
Il vino era considerato dai greci dono degli dei, nei simposi veniva celebrato Dioniso, per gli Etruschi era Fufluns e per i romani Bacco. Presso queste culture, la vendemmia era un momento di festa in quanto, tra le altre cose, veniva messo in connessione il mondo umano con il divino.

Lungo e interessante sarebbe il racconto di come i Romani vivevano accanto al vino, al momento accontentiamoci si sapere che adottarono dai greci e dagli etruschi la conoscenza della viticoltura, la svilupparono moltissimo, la portarono con le legioni in tutta Europa, soprattutto in Francia (dove contatti con i Greci erano già avvenuti molto prima) e Germania. Veniva consumato diversamente ed era diverso da come lo intendiamo oggi; era diluito con acqua, spezie e miele, ne esistevano qualità diverse, almeno 80, con diversi prezzi e nei conviti veniva scelta una persona detta magister bibendi o rex convivii che ne decidesse la ricetta per quell'occasione, una sorta di primordiale sommelier.
Con l'avvento del Cristianesimo il vino, insieme al pane, assunse anche significati simbolici e importanti fondamenti di alimentazione, da bevanda per pochi eletti divenne bevanda per tutti.

Grazie alla Chiesa la conoscenza del vino raggiunse una diffusione mai vista prima, questo anche per merito dei monaci, che grazie alle loro trascrizioni, non consentirono a questa cultura di cadere nell'oblio dell'Alto Medioevo. Mentre in epoca tardo-romana il vino era più raffinato, ne esistevano preparazioni diverse e ne avevano definito anche un primordiale concetto di territorialità, nel primo medioevo si beveva un vino più semplice, da bere in qualche mese. Per riscoprire tecniche e lavorazioni passeranno ancora diversi secoli. In Italia, attorno al '200 il consumo di vino era quotidiano e abbondante mentre nell'Europa centrale e settentrionale era solo la bevanda dei ricchi e del clero. Come nel mondo antico, i diversi e frequenti difetti erano coperti con spezie e miele. Per avere un prodotto più simile al nostro dovremmo attendere fino al XVIII secolo.

All'epoca era più salutare bere vino anche a bassa gradazione alcolica piuttosto che bere acqua, spesso inquinata e molto poco salubre. Era considerato, oltre bevanda per dissetarsi o da svago, anche un importante medicinale ed era offerto ai pellegrini come sostentamento. Le calorie che il vino donava erano fondamentali a completamento dei frugali e poveri pasti di ogni giorno. Si pensa che a Bologna nel XV secolo se ne consumassero circa 2 litri al giorno comprese donne e bambini ma non sotto i 5 mesi, in quanto sconsigliato. 

Non vi erano produttori come li conosciamo oggi ma chiunque avesse una vigna poteva vendere il vino in eccesso e i locali ove si vendeva vino erano numerosi sia nelle città che nei villaggi.

Nei secoli della grandi scoperte e della lunghe navigazioni il vino è già un importante caposaldo economico nel Vecchio Continente. Venne introdotto nel Nuovo Mondo, inizialmente solo per scopi religiosi e dal Messico si sviluppò rapidamente verso tutto il Sud America.

Il XVII e il XVIII secolo rappresentarono per il vino, un grande passo avanti. Verranno introdotte le bottiglie in vetro, le chiusure con i tappi in sughero e si collauderanno nuovi sistemi per la conservazione. Secondo alcuni, nel 1668 l'abate Dom Pierre Perignon otterrà il primo spumante.
Solo nell'800 il progresso, anche grazie alla rivoluzione industriale, porterà alla nascita dell'ampelografia, la scienza legata allo studio della vite e alle sua classificazioni.

Dopo secoli di incontrastato, seppur lento, sviluppo verso la fine del XIX secolo, giunsero in Europa dalle Americhe alcuni parassiti, Oidio, Peronospora e Fillossera che devastarono il vigneto continentale, risparmiando ben pochi Paesi dalla distruzione. La più terribile Fillossera cancellò per sempre la vite come la conoscevamo fino ad allora. Numerosi vitigni non sono stati più recuperati e saranno persi per sempre. La comunità scientifica si mosse per contrastare l'epidemia ma ci vollero diversi decenni per debellare il parassita ripristinando parte dei vigneti distrutti. La ripresa poi, si fece attendere a causa delle due guerre mondiali e dagli anni '50 del secolo scorso l'impennata verso una produzione qualitativa, differenziata e globale pare inarrestabile.

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