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La carta di Francesco Falcone tra le mani

No, sono certo di non passare per antiquato o anziano dentro se prediligo la carta a monitor o display.

Forse perché ho lavorato tanto tempo per la carta, sulla carta. Fare il grafico, quando sono nato tale, lo si faceva solo per uno scopo, trasferire idee e comunicazioni su un supporto cartaceo, fatto di trame, di pasta di cellulosa, grammatura, colore e tante altre cose che la definivano, che la distinguessero. Poi quando vedevi il frutto del tuo lavoro stampato, pieghevoli, cataloghi, annunci pubblicitari, booklet, biglietti da visita, carte intestate e altro, toccavi la carta macchiata ordinatamente dall’inchiostro colorato e sentivi sotto i polpastrelli il traguardo, lo scopo, la meta. Da coach di football americano direi anche touchdown, ma questa è un’altra storia.

Quando arrivava in agenzia il corriere che consegnava le copie, centinaia o migliaia che fossero, del catalogo o della brochure, c’era la corsa tra noi grafici per andare a vedere subito come fossero venuti stampati, erano belli? Erano stampati bene? Si certo, era prassi, andare prima di iniziare una produzione, in litografia a controllare le “messe in macchina”, per verificare sui primi fogli stampati se tutto stesse andando bene, senza problemi, se i colori risultassero corretti o la resa sul quel tipo di carta non fosse eccellente.



La carta mi ha accompagnato per molti anni e tutt’ora preferisco leggere un libro su carta, sfogliare un catalogo su carta.

La sensazione al tatto della carta può ancora darmi emozioni, sì mi emoziona sentire tra le dita il foglio, la pagina. Sono capace di scegliere se leggere un libro o meno anche dal tipo di carta sul quale è stampato. Guardo con rispetto l’innovazione tecnologica e la comodità di un e-book reader, potersi portare con sé centinaia di libri in qualche etto di tecnologia, sarà sicuramente comodo ma non emozionante. Almeno per me. Preferisco viaggiare o comunque muovermi sempre con un solo libro alla volta, massimo due. Non importa portarsi dietro l’intera libreria.

Poi se sulla carte sono stampate parole che rapiscono cuore, anima e mente allora il gioco è fatto.


Ho avuto poco tempo fa, tra le dita, tra le mani e sotto gli occhi il libro di Francesco FalconeIntorno al vino. Diario di un degustatore sentimentale”.

Dichiaro, senza che illustri colleghi di Francesco me ne vogliano, che il libro non è esattamente ciò che mi aspettavo di leggere ma racchiude innumerevoli graditissime e meravigliose sorprese, descrive in maniere sublime vini e produttori, terre ed emozioni, racconta con equilibrata enfasi aneddoti e particolari. Elenca produttori, tra cui alcuni di mia conoscenza e ne presenta altri che non vedo l’ora di conoscere ed assaggiarne i prodotti. In altre parole, uno dei miei libri preferiti di sempre.

Pagine di carta che mi hanno coinvolto talmente tanto da riconsiderare alcuni aspetti della mia vita. Soprattutto la sfera professionale. 

A tratti, in realtà per lunghissimi tratti, mi sembrava di essere al fianco di Francesco mentre passeggia tra i filari o tiene un calice in mano e si appresta a raccontarne colore, aromi e sentori al palato. Ero lì con lui mentre riferiva di vignaioli eccentrici o cantinieri esperti, ero con lui mentre mi ascoltava, mentre gli parlavo del mio modo di capire il vino e il suo incantevole mondo. Certo, quelle pagine di carta mi avevano coinvolto tanto da farmi sembrare dentro il libro stesso, avevo l’apparenza di viaggiare tenendogli compagnia, scoprendo produttori e tramonti, albe e bottiglie inaspettate.

In effetti il libro non è proprio ciò che mi aspettavo di leggere, come scritto prima, ma molto meglio, una continua e ripetuta rivelazione.

Tra le righe del libro si palesa l’intenzione dell’autore di togliersi di dosso i panni del banale e scontato degustatore, di colui che elenca tecnicamente e ordinatamente il “liquido odoroso” contenuto nel calice. Dopo anni di esperienza in realtà di altissimo livello, essere stato, ed è ancora, uno dei più importanti divulgatori di vino in Italia Francesco esce allo scoperto e descrive con franchezza il proprio punto di vista sul mondo del vino con un’attenzione particolarissima alle emozioni che può dare un vino, o solo un sorso.

Consiglio di leggerlo, ma non tutto d’un fiato, no, non è questo quel genere di libro.

Questo libro, tra l’altro stampato su una bellissima carta, va preso con delicatezza e sfogliato su una comoda poltrona con un calice di quello che preferite a portata di mano. Massaggiatevi l’anima con una lenta lettura interrotta da brevi sorsi.

Sono sicuro che ne riparleremo. Magari su carta.

Buona lettura.

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