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La Sardegna nei vini di Siddùra
Considerata un mini-continente per la varietà dei suoi ecosistemi, la Sardegna è per gran parte disabitata ed è rimasta vergine e incontaminata fino a non molti anni fa. Situata al centro del Mediterraneo è stata la dimora dell'antica civiltà nuragica. Grazie alla ricchezza di minerali e alla sua posizione strategica, le popolazioni sarde hanno stretto rapporti culturali e commerciali con altri popoli che si affacciano sul Mare Nostrum anche, pare, con gli antichi Egizi nel loro momento d'oro, ma questa è un'altra storia.
Complessa e notevole è la morfologia dell'isola, ricca di boschi, macchie di arbusti non alti, vallate, montagne e pianure, torrenti e fiumi generosi, laghi quasi sempre artificiali e stagni. Coste con rocce a picco sul mare, insenature, lagune e lunghe spiagge sabbiose. Quanta ricchezza, che diversità! Quasi il 70% del territorio sardo è composto da colline e il restante 30% si suddivide in pianura e montagna. Naturalmente il clima della Sardegna è tipico mediterraneo con zone costiere ventilate con inverni più miti ed estati secche, mentre le zone interne pianeggianti subiscono un clima più estremo, con inverni rigidi ed estati calde. Non di rado, il Massiccio del Gennargentu, al centro dell'isola con cime che raggiungono i 1800 mt viene imbiancato da nevi nei mesi invernali.

Ricca è altrettanto la fauna e la flora, sia di terra che di mare. Qui si trovano specie animali che non sono presenti in alcun altro posto in quanto il lungo isolamento dal resto del continente ha permesso lo svilupparsi di razze autoctone. Risalenti al periodo Cenozoico, quando Sardegna e Corsica erano ancora attaccate al continente, sono presenti vegetali considerati dei veri fossili viventi arrivati fino a noi grazie ad un ambiente adatto alla loro sopravvivenza. Un esempio su tutti, in Sardegna esiste l'unico pipistrello endemico italiano, il Plecotus sardus. L'isolamento geografico ha creato numerosi altri casi come questo sia nel regno animale che in quello vegetale, note da non dimenticare.
Poi ci sono gli umani. Si qui la storia umana è assai antica. Si parla di Sardegna nuragica dal secondo millennio a.C. Gli antichi sardi erano un popolo di navigatori, pastori, contadini e validissimi guerrieri. Commerciavano con le potenze coloniali dell'epoca, Iberici, Micenei, Etruschi, Minoici e Fenici. Dal IX secolo d.C. poi, le istituzioni locali si distaccarono dal controllo Bizantino e si resero autonome in una particolare forma di organizzazione. Questo periodo si chiama giudicale e durò circa seicento anni. Le repubbliche marinare esercitavano sull'isola una crescente pressione, soprattutto Pisa e solo verso la fine del XIII secolo solo un giudicato rimase indipendente, quello di Arborea.
Passano i secoli e la Sardegna vive le vicende storiche legate a papi e diversi regni, Aragonesi, Asburgo, Savoia fino al Regno d'Italia e all'attuale Repubblica.

Quanta gente ha calcato e deciso i destini di questa gente, antica e orgogliosa.
Ma antichi contatti con evolute civiltà, mescolanze e susseguirsi di governi e popoli hanno condizionato anche l'agricoltura, la cucina e l'enologia sarda. Il vasto patrimonio naturalistico e storico della Sardegna si rispecchia anche nell'enogastronomia. Un legame inscindible dalla cultura stessa dell'isola come ad esempio un autentico esempio di identità sarda lo ritroviamo nei suoi vini. Da ritrovamenti e studi archeologici sappiamo che la vite è sull'isola da almeno 5000 anni. Quante vendemmie. Due preziosi esempi, due vanti isolani sono senz'altro la Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano, meravigliosi vini che esprimono il meglio di se con lunghi invecchiamenti. Potrei scrivere migliaia di righe, e forse molto di più su questo meraviglioso continente in miniatura, magari ci ritorneremo, ora però mi sposto al nord dell'isola, precisamente in Gallura. Sbarco a Olbia e mi spingo verso Nord, a Santa Teresa di Gallura, provincia di Sassari. La strada tortuosa e mai lineare sfiora imponenti rocce di granito e macchia mediterranea, forti arbusti, quercie e sughere ci accompagnano fino all'estremo nord dell'isola. Arrivati a Santa Teresa ci pervade un profumo particolare, salmastro e balsamico, mirto, ginepro. Circondati dal mare, azzurro come non mai e da foreste di arbusti profumati, con il sole che martella la testa mi viene voglia di buttarmi in spiaggia e scelgo Capo Testa per godermi un po' di mare prima di passare ai calici.
“A proposito... il complesso nuragico di Monti Casteddu è situato nel pianoro compreso fra le tre cime granitiche di Monti Juanni, Monti Ruju e Monti Casteddu. Il villaggio nuragico costituisce uno degli insediamenti più estesi del territorio di Luogosanto. Il nuraghe collocato sulla cima di Monti Ruju è circondato da una muraglia originariamente provvista di torri che ingloba nel suo percorso formazioni rocciose naturali“.
Luogosanto e dintorni
Mi trovo all'interno dell'unica DOCG sarda, quella del Vermentino di Gallura, vino che conosco bene ma vorrei assaggiarne uno qui, nella sua zona, in casa sua e mi chiedo se i luoghi e l'atmosfera che si respira in una data zona modifica la percezione che abbiamo di quel vino o di quella pietanza.
Ricaricato da un pomeriggio in spiaggia e da una solenne dormita, di buona mattina in compagnia di una battente pioggia mi dirigo verso il borgo medievale di Luogosanto, nell'interno della subregione gallurese. Qui, appena fuori il centro abitato si trova un'importante realtà vitivinicola sarda, Siddùra.

Azienda ben strutturata eredita sicuramente le lontane tradizioni vinicole del territorio alla quale appartiene. Siddùra intende rappresentare i vini sardi nella loro essenza più pura, riscoprendo l'anima del terroir più vero, dell'ambiente ricco dal quale estrarre un concentrato di Sardegna. Poesia di mani appassionate che lavorano la vite e i suoi preziosi grappoli, lavoro e dedizione per la terra, attenzione e cura dei particolari. Il resto è sole mediterraneo. Si sa, la vite, da il meglio di sé quanto più soffre e quanto più viene assetata, consideriamo che in questa isola i terreni spesso aspri e duri rendono ancor più difficile questa condizione. Granito, argilla, sabbia e aridità sono le condizioni che troviamo spesso ma dolci pendenze, ottimo irraggiamento, ventilazione costante e buone escursioni termiche ci regalano un uva che è un condensato di sostanza e aromi.
Su questo palcoscenico troviamo un eccellente Vermentino di Gallura DOCG e Siddùra ne dà una versione che ne esalta le caratteristiche. Il Vermentino è un uva che troviamo sì anche in Liguria e in Toscana ma qui in Sardegna da risultati a se stanti, diversi, meravigliosamente mediterranei, sontuosi. Arrivato forse dalla Spagna attraverso la Francia, la Liguria e la Corsica in tempi non troppo remoti, si pensa tra il XV e il XVIII secolo d.C. qui in Gallura ha attecchito in modo perfetto, trovando probabilmente il suo status ottimale.
Dopo una breve visita limitata dalla pioggia incessante, in una saletta ben attrezzata mi viene servito lo Spèra, fascio di luce in gallurese, ricercato Vermentino in purezza che tanto bramavo assaggiare.

La vicinanza del mare e il sole, le brezze cariche di macchia mediterranea e il terreno granitico sono gli ingredienti, la sapiente mano dell'uomo in cantina completano la favola.
Il colore giallo paglierino chiaro e limpido con riflessi verdolini anticipa un naso intenso e ben fornito di aromi come agrumi e l'onnipresente macchia mediterranea sono i più evidenti, non nascondo che ho trovato un gradevolissimo fiore bianco a completare il bouquet. Il sorso è piuttosto affilato e tagliente, secco, una grandissima sapidità e una eccellente freschezza lo rendono importante ma elegante, il finale agrumato chiude la bevuta. Ben equilibrato, fine, con una discreta persistenza lo vedrei bene come aperitivo ma lo sposerei abbinato a piatti di mare delicati ma anche crostacei alla griglia magari con contorno di fave stufate. Da provare con un pecorino a breve stagionatura.
Ma Siddùra è anche Cagnulari, Cannonau, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Moscato.
Mi duole molto congedarmi da questa bellissima realtà che fa del vino coltura e cultura, ho realmente trovato nel calice un insieme di sensazioni che rispecchiano l'isola, delicatezza e durezza, mare e terra, sole e vento. Sofferenza e orgoglio.
Il mare è nero e le luci di Olbia si allontanano, in questa calda sera di luglio porto con me, in qualche bottiglia acquistata, un po' di Sardegna che, so già, non vorrò mai aprire per non perdere momenti vissuti di rara intensità.
L'unico rimedio è tornarvi e ripetere l'esperienza, magari con altri vini.