- alessio atti
Il Trentino secondo de Vescovi
Non mi smentisco mai, arrivo quasi per caso e quasi all'improvviso, mi annuncio poco prima o quasi mai, ed entro nella vita di alcuni vignaioli, così, d’emblée. Non lo faccio per mancanza di educazione ma spesso nel il mio vagar pe' vigneti scorgo un cartello, un'indicazione di un produttore e il gioco è fatto. Discendo le montagne, vengo da Spormaggiore TN e dal Castello di Belfort dove ho visitato una meravigliosa azienda produttrice di miele. Dopo diverse curve mi ritrovo ad entrare nella Piana Rotaliana, le immense montagne si allargano, si allontanano e il senso di solitudine dato dalla distanza delle cose ti potrebbe pervadere. Sono diversi chilometri che sono accompagnato da monti che mi sfiorano, boschi che mi fanno ombra e ora l'ombra mi viene regalata dalle cime che sovrastano Mezzocorona.
L'effetto che queste cime hanno sul mio equilibrio psico-fisico è a dir poco notevole, il senso di pace che mi calma le tempeste, che mi silenzia la confusione, che mi rallenta il battito del cuore, mi sorprende ogni volta, come se fosse sempre la prima volta.
Questo è amore?

La gradevolissima temperatura che chiude l'estate indica anche il tempo della vendemmia, ai bordi di strade e sentieri, dove sono sistemati centinaia di filari di vite e meli, vedo accatastate decine di casse pronte a riempirsi del prodotto del costante e ciclico corso della natura dove terra acqua, sole e aria buona hanno realizzato anche quest'anno il miracolo.
Mi colpisce il perfetto ordine e la geometria, materia di precisione, con cui qui in Trentino Alto Adige sono disegnati gli inclinati campi che volgono alla pianura.
Ma la Piana Rotaliana è una vera pianura piuttosto ampia, non si scherza!
A proposito... Terra di grande tradizione vitivinicola, nella zona nord del Trentino, ponte tra il mondo tedesco e quello latino, c’è la Piana Rotaliana, definita da Goethe “il giardino delle viti” e da Cesare Battisti “il giardino vitato più bello d’Europa”. Pianura alluvionale tra il fiume Adige ed il torrente Noce, la Rotaliana ha la forma di un vasto triangolo racchiuso fra le sponde dei due fiumi e con al vertice l’imbocco della Val di Non.
Vediamola dall'alto
Tra strette stradine delimitate da muri di sasso, mi ritrovo a parcheggiare sotto le foglie di un filare di vite e noto intorno a me un certo movimento, un via vai di persone, ragazzi che tra una risata e l'altra salgono su automobili sporche di quella terra preziosa sulla quale andranno a lavorare. Sono auto che li accompagneranno tra i filari, sì perché oggi è il primo giorno di vendemmia.
In realtà i de Vescovi Ulzbach mi stavano attendendo, vista la frenetica attività mi sono annunciato... 10 minuti prima!
Questa azienda fa parte del Consorzio Vignaioli del Trentino che ha come scopo Ia rappresentanza, la promozione e fornitura dei servizi a quasi 60 Soci che ne fanno parte e che operano su tutto il territorio del Trentino, dal Lago di Garda alle Dolomiti.
Il Consorzio ed i Vignaioli del Trentino si riconoscono in quattro valori fondamentali, che sono alla base del nostro modo di coltivare la terra e produrre i nostri vini: artigianalità, territorialità, qualità e sostenibilità.
Qui si respira storia, si vede, si sente. L'Azienda è sita in una antica casa con corte che risale a 4 secoli fa. Infatti la famiglia De Vescovi alleva vite dal '600.
C'era una volta Vigilio de Vescovi, dottore teologo ed anche funzionario del tesoro del Principe Vescovo della città di Trento, decano atesino, protonotario apostolico e delegato alla Dieta di Innsbruck per il Principe stesso. Questo importantissimo personaggio nella seconda metà del XVII secolo si spostò con la famiglia da Vermiglio a Mezzocorona.
La Piana Rotaliana era già all'epoca un luogo dove l'agricoltura era ben avviata e i suoi prodotti erano conosciuti ben lontano da qui. Già da quasi un secolo e mezzo c'era un vino che aveva una fama eccezionale, il Terolgego. La famiglia de Vescovi capì quale fosse la strada da percorrere e che il vino poteva essere un ottimo affare. Passano gli anni, i decenni, i secoli. Le vendemmie sono centinaia l'esperienza è veramente tanta.

Siamo all'ultima generazione e Giulio de Vescovi che mi ha accolto, mi racconta brevemente della sua azienda e corre dai ragazzi accompagnandoli verso la raccolta.
Mi lascia nelle sapienti mani del padre che mi apre diverse bottiglie e mi prepara un delizioso piatto di formaggi e salumi tipici. Mi chiede di accomodarmi all'ombra di un pergolato e ci sediamo su un tavolo di pietra, fresco come l'aria che si respira. Mi porge i calici, uno per i bianchi, uno per i rosati, uno per i rossi.
Il bravo Giulio nel 2003 ha preso in mano questa antica azienda con un sogno, quello di realizzare grandi vini. Dopo la laurea ed esperienze lavorative in Italia e fuori dal Paese, dopo avere seguito tante vendemmie e curato diverse vinificazioni, dopo avere fatto prove su prove arriva il momento della prima vinificazione con la sua firma, quella del 2005. La grande consapevolezza e conoscenza delle sua terre danno ai de Vescovi la spinta per poter assemblare tradizione e innovazione, passato e presente con uno sguardo al domani.

Non posso fare a meno, qui nel cortile di questa antica casa, di notare particolari e dettagli che si sono fermati nel tempo, proprio qui è stata ristrutturata, con sapienza, la vecchia cantina, meravigliosa, che mantiene le fattezze di un tempo con pochi piccoli ammodernamenti. E' tutto misurato, luce, temperatura, umidità. Un luogo perfetto per fare riposare i legni e le bottiglie.
Mi risveglia da questo luogo onirico e ovattato il signor de Vescovi quando la bottiglia viene stappata e con un sorriso mi chiede se fosse tutto a posto.
Il primo calice si colora di un bel giallo paglierino chiaro con riflessi dorati, mi ha versato un blend che in egual misura assembla Sauvignon, Pinot Bianco e Incrocio Manzoni Bianco, l'Empeirìa è un vino di un'accuratezza esemplare. Vinificate separatamente, le uve proseguono la loro storia su diverse strade, il Sauvignon fa un veloce passaggio in legno e Pinot Bianco e Manzoni riposano in acciaio. Dopo alcuni mesi avviene l'assemblaggio e riposa in bottiglia per altri 6 mesi.
Il naso, piuttosto intenso, si rivela alquanto complesso, gli uvaggi si sovrappongono nitidamente, scorza di agrumi arancioni, camomilla, fieno, arriva il frutto bianco maturo e il tropicale. Un evanescente etereo si perde sul finire, forse il Riesling Renano dell'Incrocio Manzoni Bianco vuol dire la sua. Al sorso è dritto, impostato, sapido e giustamente acido fila poi via diretto ma il calore del palato lo esalta e il corpo si svela, polposo e ben piazzato. Bella persistenza. Mi consiglia, il perfetto Giulio de Vescovi, di non berlo freddo. Un bel prodotto, equilibrato, elegante e signorile, un bianco che fa la voce grassa, non grossa, che abbinerei a piatti delicati con funghi come risotti ben mantecati, carni bianche e formaggi semi-stagionati.
Ho acquistato qualche bottiglia per poter avere una esile campionatura degli eccellenti vini di de Vescovi Ulzbach perché secondo me ci rivedremo presto per discutere di altri prodotti.
Saluto Giulio e mi dirigo verso altre terre non lontane con il sorriso nel cuore, oggi storia, tradizione e calici preziosi mi hanno colmato di gioia.