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Il Molise esiste. Eccome!

Aggiornamento: 19 ott 2020

Si, il Molise esiste e lo si sente anche quando ti versano un vino rosso autoctono, vero, potente, poco silenzioso. Metti una serata organizzata dall'Associazione Go Wine a Bologna e metti che appena entri alla manifestazione, nel rispetto delle normative contro la diffusione del Covid-19, ti imbatti in un'azienda molisana e che tu rimanga colpito dalle bottiglie esposte sul banco di assaggio. Bene, solo pochi secondi e scegli di buttarti sui Tintilia. tra tutti quelli che vedi lì davanti a te. Ma chi li produce? Chi è lo "stregone" che trasforma quei meravigliosi grappoli scuri in un vino unico al mondo? Ora lo scopriremo, ma prima di tutto... può una piccola regione circondata da grandi zone vitivinicole che producono eccellenze a livello globale pensare di riuscire ad esaltarsi con un proprio prodotto?

Si eccome! Certo, perché in Molise la storia del vino ha origini antiche e anche se non blasonati e famosi i suoi vini sono un tangibile segno di una cultura millenaria con secoli di vendemmie alle spalle, anzi sulle spalle. Solo però negli ultimi anni l'universo vitivinicolo molisano si è adeguato alle linee guida di una produzione volta a migliorare la qualità innanzi tutto. Direi con discreto successo, basti pensare alle DOC Biferno e Tintilia, risultati di una eccellente organizzazione produttiva.

In particolare il Tintilia ha origini abbastanza recenti, pare sia stato introdotto in regione nel '700, provenendo dalla Spagna, dai Borboni. E' in effetti un uva che ha una resistenza particolare alle avversità climatiche e si sia poi adattato ottimamente ai terreni marnosi, calcarei e argillosi delle colline molisane. Lentamente abbandonato negli anni, recuperato e valorizzato nel dopoguerra raggiungendo vere eccellenze.

Praticamente senza pianure, le zone collinari che godono di un clima temperato con alte escursioni termiche tra giorno e notte offrono poi vini di una certa finezza con un ottimo ventaglio di sentori e profumi. Le zone montane, del resto, con clima Sub-Continentale non consentono una facile produzione di vino. La zona del litorale con terreni argillosi e sabbiosi è ideale per produrre vini puntando alla qualità.

Insomma, il Molise vitivinicolo può essere una bella scoperta, lo confermo.

Ma quel Tintilia di che mi ha fatto da apripista alla serata assaggi di Go Wine a Bologna?

Beh dobbiamo allora parlare di Claudio Cipressi di San Felice del Molise, CB.

Qui il tempo non esiste, la natura stessa detta i ritmi della vita di ogni giorno, da millenni. Tra colline e montagne, tra boschi e spazi azzurri.

I vigneti di Claudio sono a 600 metri di altezza sul livello del mare e la sua azienda è certificata Bio, dal 2014 anche la cantina, per poterci offrire un prodotto completamente a regime biologico. Le raccolte, rigorosamente, manuali consentono di prelevare dalla pianta solo i grappoli migliori. Le vinificazioni seguono un rituale tradizionale con grande attenzione alle temperature dei mosti, all'uso mirato delle botti per non modificare ed alterare il frutto e trasferirlo quindi nella bottiglia perché Claudio vuole realizzare un vino sempre migliore, che possa competere con i grandi vini del Belpaese. La strada intrapresa è quella giusta.


“A proposito... il Molise ha tanta storia affascinante da raccontare, dal neolitico agli anni '60 del secolo scorso quando, precisamente nel 1963 si distaccò dal'Abruzzo la provincia di Campobasso per formare una regione a sè. Unico caso dell'Italia Repubblicana di separazione di regioni. In queste terre Sanniti, Romani, poi i Longobardi, Normanni gli Svevi, Angioini e Aragonesi fino ai Borboni hanno fatto la storia e con questa il destino del Molise. Decine di bellissimi borghi medievali attendono le nostre visite e i fantastici piatti regionali si accostano ai meravigliosi vini qui prodotti.”
Il Molise

Chiedo quindi a Claudio di farmi fare un salto nella Tintilia, un tuffo nel rosso rubino, una capriola nei tannini.

Nel primo calice mi viene versato il Settevigne Tintilia 2015, il "ragazzino", 3 anni in acciaio e 2 anni in bottiglia per un rotondo 14,5% di alcool. Il naso è abbastanza intenso e spicca un pugno di frutti rossi, dalla ciliegia al lampone e si scorge una bella rosa tra bacche rosse.

Il sorso è diretto e piuttosto intenso, i tannini robusti sono sostenuti da una buona acidità. Abbastanza persistente. Un vino che rispecchia il territorio e fila via dritto, diretto, una buona spalla. Un buon abbinamento potrebbe essere un tipico piatto molisano come una braciola di maiale al tartufo nero.

Si passa poi al secondo Tintilia, il Macchiarossa 2014, che si fa 4 anni in acciaio e 2 in botti di rovere. Un bel riposino direi. Intanto sviluppa un bel 14,5% di alcool. Il colore rosso rubino con riflessi viola ci introduce un naso con frutti rossi già in confettura, geranio, spezie e una discreta intensità, al palato è intenso e i tannini regolano il sorso, la freschezza rispetto al vino di prima è più contenuta, la persistenza è buona. Un rosso di carattere ed eleganza dove il legno ha ammorbidito le componenti dure e regala rotondità ad un vino "scalciante". Lo vedrei affiancato ad un piatto di ravioli ripieni di scamorza e speck o a una zuppa di fagioli con prosciutto crudo saltato, croccante. Il bravo e preparato Claudio, versa il terzo calice e qui trovo il Tintilia 66 2012, 14,5% di alcool per un rosso rubino con riflessi granati impenetrabile, bellissimo. Gli aromi, complessi, si tingono di piccoli frutti neri ma qualcosa di rosso lo lasciano in confettura, appaiono i fiori geranio e viola, spezie, belle note balsamiche e un sottobosco nemmeno troppo nascosto.

Il sorso è intenso, morbido, avvolgente e caldo. I tannini non sono scomparsi ma sono ben levigati da 3 anni di tonneau e 6 mesi in bottiglia. Questo vino così voluminoso lo vedrei a fianco ad un piatto decisamente succulento, ad esempio un cosciotto di capretto avvolto con sottili fette di lardo con rosmarino. Ma eccezionale con primi piatti saporiti e perché no anche un po' piccanti.

Il Molise mi ha incuriosito sempre più, scoprirlo mi affascina e mi stimola a intraprendere sentieri che spero diventino autostrade.




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