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Isola, umiltà, lavoro e qualità.

Aggiornamento: 13 giu 2022

Tempo fa affrontai alcuni pensieri sul "Pino Lieto", il Colli Bolognesi Pignoletto, vino re dei Colli felisnei.

Sarò da voi, gentili lettori, perdonato per affrontare in questa nuova occasione ancora i miei colli? Meta di gite e mangiate proverbiali, tra funghi e tartufi, tra calanchi e boschi, tra cielo e terra?

A volte ti spingi un po' più in su, verso sud, e attraversi luoghi nei quali sorgono domande più o meno spontanee, ma siamo proprio qui? Dietro Bologna? Siamo a poche centinaia di metri dall'ultimo semafono cittadino? Sì i Colli Bolognesi sono lì, sotto la città, la quale gode delle ombre e delle brezze tardo-primaverili di queste verdi colline.

Tra una curva e una salita, a macchia di leopardo, troviamo diversi produttori di vino, l'altra volta, in un precedente post di fine settembre, non ne ho menzionati più per non far torto a chi non fosse ricordato che per altro. Nutro un sincero rispetto per tutti questi vignaioli, non perché sono i miei vicini di casa ma perché credo facciano parte di quella stragrande categoria di produttori di piccole zone d'origine, quasi obbligati alla penombra dai grandi produttori, condannati al cortile di casa dall'opprimente "marketing machine" di grossi gruppi. Questi allevatori di uva e produttori di vino non vogliono compiacersi di altisonanti e riflettenti palcoscenici ma a loro pare basti il plauso, leggero e misurato, degli avventori concittadini di qualche buon ristorante, trattoria, osteria o enoteca che sia. Per questo hanno altresì la mia stima e orgogliosamente ne discuto.

Li rispetto, come del resto ossequio, tantissimi altri vignaioli che ho avuto il piacere di conoscere in diverse parti dello Stivale e dei quali spesso, quasi sempre, scrivo, ai quali tendo a dare una voce in più. Sicuramente poco ascoltata ma almeno una voce in più.

Nei Colli non si produce però solo ed esclusivamente il Colli Bolognesi Pignoletto, vino cha da il nome alla DOCG, la seconda di due in Emilia Romagna, l'altra è la prima DOCG italiana per un vino bianco, Albana di Romagna DOCG.

Nella zona Colli Bolognesi Pignoletto DOCG sono presenti altri vini che meriterebbero essere menzionati. Alcuni sono arrivati qui qualche secolo fa e possono considerarsi autoctoni, oppure, espressioni diverse di grandi vini di altre nobili zone.

Ci sono grassi rossi come affilati bianchi, eleganti bolle e divertenti spume.

Le numerose menzioni ci fanno comunque capire che i Colli Bolognesi sono una solida realtà che lavora su traguardi di eccellenza, le tante aziende, talune molto giovani, la creatività e la ricerca della qualità hanno portato i vini qui prodotti a fare parte delle carte dei vini nei più prestigiosi locali bolognesi e non solo. Tra i rossi, iI Cabernet Sauvignon e il Merlot hanno dato vita a grandi vini che già quattro decenni fa accesero riflettori sui calanchi di Balanzone. La Barbera, ad esempio, presente sui Colli da moltissimo tempo ha ritrovato probabilmente qui la sua sistemazione ideale più a sud d'Italia e nella versione tranquilla, una vita parallela a quella delle grandi Barbera più titolate anche se in Abruzzo, Puglia e Campania la ritroviamo, in alcune zone, con eminenti soluzioni.

Tra i bianchi, Colli Bolognesi Pignoletto a parte, il Sauvignon, il Riesling Italico, lo Chardonnay e il Pinot Bianco hanno dato, a seconda della zone e dei metodi di vinificazione, non rare bottiglie ma squisitezze con una certa continuità. Nella sottozona Bologna, possiamo trovare uvaggi molto interessanti, il Bologna Rosso per esempio non può mancare sulle tavole felsinee e deve essere assemblato con almeno il 50% di Cabernet Sauvignon e il Bologna Bianco, con almeno il 50% di Sauvignon ci regala esaltanti risultati. Per le bolle invece lo Bologna Spumante, Chardonnay e Pinot bianco, in purezza o insieme, almeno al 40% accompagna i bolognesi nelle feste e ricorrenze.

Tra una vendemmia e una potatura, tra una salita e una discesa, sulle colline bolognesi sono sistemate circa 70 cantine, alcune storiche che rappresentano le certezze, altre giovanissime e con belle prospettive future.

Vorrei qui, senza togliere nulla a nessuno, e sottolineo senza far torti, descrivere alcuni vini che ho avuto il piacere di assaggiare e fissare in me l'idea che i prodotti vitivinicoli di queste zone, mi ripeto, meriterebbero un'attenzione maggiore.

Ho pensato di dividere, gli incontri, le parole, i discorsi, le visite e le degustazioni in più parti, non mi basterebbe lo spazio che dedico ad ogni post. Mi sono posto un limite.

Non vuole essere una classifica, qui non deve vincere nessuno, se mai devono vincere i Colli come squadra, come gruppo, come l'essere parte di qualcosa che va al di là del confine di proprietà. Qualora dovesse vincere qualcosa deve essere il territorio, le tradizioni, la creatività, la sperimentazione, il valore che i vignaioli dei Colli trasmettono con le loro giornate su e giù a potare, a raccogliere, a proporre i loro vini in ogni loro sfumatura sia di colore che di aromi.

Inizierei con un primo vino, un bianco. Assaggiato e conosciuto la prima volta durante una visita con l'Accademia Internazionale Enogastronomi e Sommelier in un freddo inverno di qualche anno fa. Siamo a Monte San Pietro, nella frazione Mongiorgio proprio sotto l'abitato di Savigno dove si celebra ogni autunno una bellissima festa del tartufo.

A Mongiorgio trova sede l'Azienda Agricola Isola di Marco Franceschini supportato dal figlio Gian Luca. Quel giorno, tra i tanti vini che Gian Luca ci faceva assaggiare mi è rimasto particolarmente impresso un Riesling Italico, Le Vaie, DOC Colli Bolognesi.

Attenta e meticolosa già la raccolta, con cernita dei soli grappoli migliori fatta in più passaggi, anticipa con che cura è preparato questo vino che pone le sue vigne ad un altezza di 350 mt. Le uve vengono pressate separatamente per ogni ciclo di raccolta e assemblate generalmente in novembre dopo la fermentazione alcolica in vasche di acciaio con temperatura sotto controllo.

Un giallo paglierino con riflessi verdolini, brillanti colorano il calice. Il naso abbastanza intenso, è pervaso da percezioni di frutta gialla matura, anche qualche nota tropicale e da una sottile mela cotogna, note floreali, soprattutto di ginestra, si fondono con i tipici idrocarburi. Il palato, di discreta intensità, non nasconde un residuato zuccherino svelato, ben chiaro che dona al sorso una piacevolezza intrigante, probabilmente necessario per smorzare la netta acidità tipica di questo vino e responsabile della sua potenziale grande longevità. La freschezza già citata, la sapidità e la bassa gradazione invogliano al sorso successivo. Direi de Le Vaie, un Riesling ben costruito, armonico e ben bilanciato con un'ottima persistenza che vedrei accostato ad antipasti di pesce poco strutturati, magari anche crudi e perché no per accompagnare una discreta gamma di crostacei. Sperimentato con gnocchi di patate ai frutti di mare. Provate per credere!

Il bravo Gian Luca mi porge altri vini e ne discutiamo per altro tempo, passeggiamo per i vigneti e raccoglie bellissimi fossili tra le zolle di terra che circondano i filari, segno di un terreno calcareo e sabbioso, testimone di antichi mari. La gentilezza e la cortesia di certi vignaioli è contagiosa e in questa azienda agricola ne ho ricevuta un'abbondante porzione.

Il mio viaggio tra i Colli Bolognesi, sorseggiando vini, lo proseguo in un prossimo post, dividerei questo girovagare tra faggi e filari, castagni e borghi in "puntate" cercando di raccogliere e non classificare esperienze e conoscenze.

Un tizio, tanti secoli fa, scriveva di un altro tizio: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute a canoscenza". Ma questa è un altra storia.

Non so di chi scriverò, cosa racconterò e cosa stapperò. Barbera o Colli Bolognesi Pignoletto? Bologna Rosso o Pinot Bianco?


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