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Il Pignoletto re dei Colli Bolognesi
Aggiornamento: 13 giu 2022
Siamo a sud e a ovest di Bologna, qui storia, cultura e vino si guardano con teneri e languidi sguardi trovando delle profonde affinità. Allontanandoci dalla città e iniziando a salire, vediamo splendidi paesaggi dove le macchie verdi occupano spazi che poco prima appartenevano ai caseggiati. In realtà alcune strade cittadine sono già in salita e i lussureggianti giardini indicano già che le colline sono a pochi passi. Un susseguirsi di sù e giù tra filari, castagneti, querceti e faggeti. Tra un campo inclinato e curvo ed un altro, cespugli di ogni foggia accennano alla presenza di un fosso o un ruscello con acque fragorose, soprattutto in primavera. Ogni tanto un capriolo si apposta per vedere chi passa, chi disturba quella quiete. Straordinario come il paesaggio bucolico e sereno sia realmente a pochissima distanza da sensi unici e divieti di parcheggio.
Apprezzati da tempo immemore, i Colli Bolognesi hanno visto la storia attraversare le proprie valli e risalire i pendii e correre giù per le discese. Villanoviani, Etruschi, Galli Boi, Romani e poi il declino dell'impero e i secoli bui con Longobardi, i Franchi di Carlo Magno, i Papi, insomma tanta storia, tante battaglie, fino alla Linea Gotica.
Quando arrivarono i Romani, si faceva già vino e i conquistatori ne proseguirono la tradizione, anzi, ne consolidarono la produzione decantandone le qualità.

Eppure con tutto questo trasudare di meravigliosa storia e tradizione, enologicamente i Colli Bolognesi hanno probabilmente vissuto parecchi anni di penombra se non addirittura piena ombra. Solo negli ultimi decenni i produttori si sono cresciuti di numero e la qualità dei vini è aumentata esponenzialmente, riscoprendo proprio quelle tradizioni e quel sapere forse un po' dimenticato.
Secondo una leggenda, che gira da un po' di tempo sui Colli Bolognesi, si narra che nella sua Naturalis Historia, Plinio il Vecchio già nel 77-78 d.C. accennava ad un "Pino Lieto"; vino che non apprezzava in quanto poco dolce per i gusti dell'epoca.
Ricordiamo che i Romani bevevano un vino assai diverso da quello che beviamo ora, si mescolavano al vino miele e spezie, insomma erano vini più zuccherini. Il "Pino Lieto" che è sottile, fresco e floreale, non rientrava nella categoria. Stiamo accennando proprio al re dei Colli Bolognesi, il Pignoletto.
Il vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Colli Bolognesi Pignoletto” prende il nome dall’omonima località in provincia di Bologna, nel Comune di Valsamoggia e nei pressi di Monteveglio.
“A proposito... l'abbazia di Monteveglio dedicata a Santa Maria Assunta fu eretta per volere di Matilde di Canossa in segno di ringraziamento per la vittoria ottenuta sull'imperatore Enrico IV nel 1092 nella famosa "Battaglia delle nebbie" di Quattro Castella. In stile romanico, fu costruita adiacente ad una chiesa del V secolo“.
Abbazia di Monteveglio
Lo si produce con l'uva Grechetto Gentile detto un tempo Alionzina dagli abitanti della zona. Il Grechetto Gentile ha lo stesso DNA del Grechetto di Todi e si pensa che quest'uva sia stata portata dalla Grecia in Magna Grecia e che abbia avuto qui un suo particolare sviluppo.
Vino bianco Fermo, nella versione Superiore e Classico Superiore, Frizzante, Spumante.
Il Pignoletto ci offre un vino il cui colore è un bel giallo paglierino con riflessi verdognoli, il naso è un bouquet con pesca bianca, pompelmo, buccia di cedro, mughetto, camomilla, anche fieno. La versione superiore potrebbe regalarci anche pepe bianco, glicine per arrivare anche al basilico. Il sorso, piacevole e sottile, sempre fresco e giustamente sapido finisce con una mandorla e agrumi.
Gli abbinamenti possono essere vari e molteplici, dagli aperitivi in poi, la versione Frizzante o Spumante le abbinerei a salumi e crescentine, con un piatto di tortellini in brodo trovereste una piacevolissima sorpresa.
Perfetto anche con piatti di pesce non strutturati, carni bianche e formaggi freschi.

Un vino piuttosto beverino che trova oggi il giusto riconoscimento e trova posto sulle tavole felsinee di tutti i giorni ma non solo. Sui Colli Bolognesi ci sono bellissime aziende produttrici che lo vinificano con idee diverse regalandoci versioni eccellenti se non eccellentissime.
Non le elenco qui per non far torto a chi non menzionerei me vi invito caldamente a fare una gita sui Colli con tutta la calma che richiede, godendovi il meraviglioso, variopinto paesaggio e ricercando cantine e "ristorantini" in borghi medievali o lungo le strade alberate.
Ma i oltre al re Pignoletto, i colli ci offrono anche altri stupendi vini che trovano qui espressioni incantevoli, Barbera, Cabernet Sauvignon, Merlot, Sauvignon, Pinot Bianco e Chardonnay. Ma ne riparleremo in un'altra occasione, mi si freddano i tortellini.